Un approccio alla conservazione programmata e preventiva

24 Giu 2022
Federica Lissandrello
Aggiornamenti

Chiunque, almeno una volta nella vita, ha pronunciato o udito la massima “prevenire è meglio che curare”, frase che si applica perfettamente a svariati ambiti, compreso quello dei beni culturali.

In questo articolo parleremo di un approccio alla tutela delle opere d’arte che mira a prendersene cura attraverso il rispetto di specifiche misure preventive per evitare di incorrere nell’estrema necessità di un restauro: la conservazione programmata e preventiva.

Di cosa stiamo parlando?

Si tratta di un metodo di gestione e salvaguardia delle opere d’arte basato sulla prevenzione e la programmazione degli interventi.

La salvaguardia del patrimonio artistico è una causa importante che coinvolge non solo gli addetti ai lavori, ma l’intera umanità e, al contempo, si rivolge ad essa. Lo scopo della conservazione è infatti garantire alle generazioni future la trasmissione intatta della nostra memoria espressa attraverso le più alte manifestazioni dell’ingegno umano. Il primo passo verso questo obiettivo è sicuramente il rispetto di questi beni.

Negli ultimi decenni, il focus di chi opera specificatamente nel settore della tutela del patrimonio storico artistico si è spostato dal restauro alla conservazione programmata e preventiva.Questo metodo è perseguibile attraverso una serie di operazioni coordinate e programmate volte ad evitare il sopraggiungere di situazioni di rischio che mettano a repentaglio l’integrità dell’opera e a rallentare il suo naturale processo di invecchiamento.

Dalla normativa alla teoria

La teoria posta a monte di questa pratica predittiva è supportata dal Decreto Legislativo 42\2004, Il Codice Dei Beni Culturali e del paesaggio, specificatamente nella Sezione II (Misure di conservazione) con l’articolo 29: “Conservazione”.

L’articolo fa luce sul complesso significato di conservazione, da cui derivano quello di prevenzione, manutenzione e restauro, e cita:

  1. La conservazione del patrimonio culturale è assicurata mediante una coerente, coordinata e programmata attività di studio, prevenzione, manutenzione e restauro; 
  2. Per prevenzione si intende il complesso delle attività idonee a limitare le situazioni di rischio connesse al bene culturale nel suo contesto; 
  3. Per manutenzione si intende il complesso delle attività e degli interventi destinati al controllo delle condizioni del bene culturale e al mantenimento dell’integrità, dell’efficienza funzionale e dell’identità del bene e delle sue parti; 
  4. Per restauro si intende l’intervento diretto sul bene attraverso un complesso di operazioni finalizzate all’integrità materiale ed al recupero del bene medesimo, alla protezione ed alla trasmissione dei suoi valori culturali. 

Questo quadro legislativo rappresenta uno schema riassuntivo del metodo della conservazione preventiva: più ci si allontana dal cuore del decreto, ovvero la conservazione, più le operazioni necessarie a garantirla assumono un’incidenza diretta e incisiva sulle opere divenendo preferibilmente evitabili.

Azione indiretta: prevenzione attraverso studio e monitoraggio

Dunque, in seguito ad un’attenta fase di indagine e studio, la prevenzione si pone come via principale per consentire una conservazione ottimale delle opere. 

Prevenire significa innanzitutto mantenere stabile lo stato di salute dei beni e l’attività primaria che lo consente è il monitoraggio, sia di fattori esogeni, come temperatura, umidità, luce, inquinamento e polveri, che endogeni, ovvero relativi all’aspetto materiale, per sua natura dinamico poiché sottoposto al tanto arricchente quanto inesorabile scorrere del tempo.

L’invecchiamento dei materiali costituenti è un processo spontaneo e inevitabile al quale non si può porre rimedio. È tuttavia possibile tirare le redini di questa corsa contro il tempo al fine di rallentare una dinamica spesso accelerata da agenti esterni.

La primaria necessità è quindi quella di monitorare e documentare costantemente due fattori: lo stato conservativo intrinseco dei beni e l’ambiente in cui essi sono inseriti.

Per quanto riguarda la documentazione e il monitoraggio sull’opera, il Condition report costituisce il modello principale. Esso viene redatto solitamente in occasione di mostre o movimentazioni del bene a seguito di un attento e scrupoloso controllo da parte dei restauratori che annotano, insieme ai dati anagrafici dell’opera, ogni degrado scorgibile sulla sua superficie.

L’insieme di questi documenti stilati nel tempo costituisce uno storico completo e accurato delle vicende conservative del bene a cui fare periodicamente riferimento. I Condition Report sono sempre supportati da fotografie attestative di quel determinato stato di conservazione, ed è in questo tassello che si inserisce la missione di AerariumChain che, unendo la tecnologia di scansioni 3D ad alta definizione, blockchain e intelligenza artificiale, si prefigge di rendere più sicuro e oggettivo il delicato e fondamentale processo di monitoraggio delle opere d’arte.

Se ti interessa approfondire l’argomento Condition Report e scoprire qualcosa di più su questi preziosi documenti, clicca qui e leggi un nostro precedente articolo a riguardo!

Una volta ottenuto un quadro sullo stato conservativo dell’opera, il monitoraggio si estende a tutte le variabili circostanziali legate all’ambiente in cui essa è collocata e che inevitabilmente influiscono sulla sua pelle. È fondamentale quindi stabilizzare parametri come: temperatura e umidità dell’aria; ventilazione e scambio d’aria fra ambiente interno ed esterno; radiazione luminosa naturale e artificiale; polverosità degli ambienti.

Determinante a raggiungere questi scopi è il contributo offerto dalla tecnologia che consente di misurare e tenere sotto controllo questi valori con apparecchiature specifiche e con procedure codificate.

La principale funzione di questa doppia azione preventiva è quella di evitare interventi diretti, ma laddove queste misure non bastassero, saranno necessarie delle operazioni condotte sulle opere dalla mano di esperti, siano esse di semplice manutenzione o restauri veri e propri.

Azione diretta: manutenzione e restauro

Gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, come spolverature, puliture a secco o piccoli consolidamenti, hanno lo scopo di mantenere invariato lo stato di conservazione delle opere e sono solitamente rapidi e poco invasivi. I primi vengono programmati in fase di indagine preventiva, i secondi invece, proprio perché straordinari, non rientrano nello spettro delle azioni previste, ma non essendo eccessivamente invasivi, possono essere svolti in loco senza richiedere lo spostamento dell’opera in un laboratorio di restauro. 

Qualora però insorgessero problematiche conservative più complesse, occorrerà eseguire un restauro ad hoc, volto a ripristinare l’integrità materiale dell’opera per garantire la sua trasmissione al futuro.

La conservazione preventiva e programmata si pone dunque il nobile obiettivo di mantenere invariato lo stato di salute delle opere, orchestrando rigorosamente i suoi spostamenti e monitorando costantemente sia le condizioni interne che esterne, così da scongiurare l’urgenza di interventi diretti eccessivamente invasivi.

Una cura impalpabile ma avvolgente, che si propone di proteggere i tesori del patrimonio culturale con il sostegno della virtuosa e vincente congiunzione tra scienza, tecnologia, restauro e storia dell’arte.

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