Il Condition Report per le opere d’arte

7 Set 2020
Chiara Marin
Aggiornamenti

Il Condition Report è un documento di estrema importanza che registra lo stato di conservazione di un’opera d’arte. Ma quando e come viene compilato? Esiste uno standard? Quanto tempo è necessario spendere per la sua corretta redazione?

Diversi anni fa, lavoravo presso un museo tra i più importanti di Milano. 

Un giorno, durante l’allestimento di una mostra che ci sarebbe stata poche settimane dopo, noto la presenza di un documento, ancora fresco di stampa, che nel frattempo viene compilato, con disegni e annotazioni.

E così, fresca di studi in ambito museale, mi tornano in mente le parole della mia professoressa di storia dell’arte. Pressoché erano queste: “Dopo aver analizzato l’opera in situ, si procede alla compilazione di un’apposita scheda tecnica, corredata da documentazione fotografica specialistica o da disegno.” Il Condition Report.

Cos’è il Condition Report

Il Condition Report è un documento di estrema importanza che registra lo stato di conservazione di un’opera d’arte. Viene generalmente utilizzato da tutte le figure professionali che si trovano a interagire con questa, nel momento in cui si rende necessario il suo trattamento, la movimentazione, l’esposizione o la riparazione di un danno. Serve a definire lo stato di conservazione dell’opera subito prima dell’imballaggio e del trasporto, in modo da definire rapidamente, in caso di danni, l’entità degli stessi e le relative responsabilità. Inoltre, deve essere redatto prima della partenza; all’arrivo della nuova sede e alla fine della mostra e comunque prima di affrontare il viaggio di rientro in sede e anche quando arriva indietro.

In breve, il Condition Report documenta lo status quo dell’opera arte.

Quando è richiesto

Le occasioni in cui il CR, così viene chiamato dagli addetti del settore, viene richiesto sono molteplici: dalla vendita all’acquisto di un’opera, dal monitoraggio delle collezioni al trasporto, al restauro e al prestito temporaneo per esposizioni o al semplice spostamento da un luogo all’altro.

Per esempio, durante la vendita dell’opera d’arte, il CR diventa la certificazione per eccellenza per l’acquirente, permettendo di ricostruire provenienze, restauri, esposizioni e di ridurre anche il rischio di incappare in falsi. Come si diceva, è anche opportuno redigere il CR per tenere monitorata l’opera d’arte: in questo preciso caso è consigliato tenerlo sempre aggiornato perché è un atto d’amore verso l’arte e verso i propri investimenti!

Il tasto dolente

Durante la mia giornata presso la sala del museo, osservo che, come immaginato, nel documento vi è la fotografia dell’opera sulla destra, e delle aree da compilare. Al di sopra della fotografia, vengono segnati i punti a penna con una X, e nelle diverse aree le voci che fanno riferimento alle problematiche visibili dell’opera stessa. Tuttavia, mi è sembrato che venisse compilato con una certa fretta. Forse serviva più tempo? Forse le opere esposte erano tante?

Nuove strade percorribili?

Non mettendo in dubbio la validità di tutti i CR fatti da professionisti del settore da diversi anni a questa parte, credo sempre più nella possibilità di intraprendere una nuova strada, rendendo quindi tale documento un atto ufficiale dello stato dell’arte dell’opera stessa. 

Il Condition report targato AerariumChain vorrebbe essere il risultato di uno strumento cloud a supporto della digitalizzazione dello stato di conservazione e dei processi di restauro e manutenzione dei beni culturali. 

Come funziona il CR di AEC

Le tecnologie di scansione 3D, blockchain e Intelligenza artificiale in questo caso avrebbero un ruolo fondamentale:

  1. Tramite la scansione, si ha un modello 3D dell’opera, dove tutto il visibile è in evidenza, permettendo di riconoscere univocamente l’opera ed evitare in incappare in furti. 
  2. La blockchain: certifica le informazioni che noi abbiamo e fa da garanzia all’acquirente o al prestatore dell’opera stessa. Tiene inoltre traccia dello storico di informazioni, che dovrebbero venire aggiornate man mano che il tempo scorre.
  3. L’intelligenza artificiale, infine, limita la sfera soggettiva e le variabili umane quali la stanchezza, la disattenzione, e la velocità per la redazione. Inoltre, monitora lo stato dell’arte nel tempo. Aiuta a prevenire i danni e a evidenziare le differenze che ad occhio nudo possono essere poco visibili per le scansioni realizzate in tempi diversi.

Tutto un altro esordio

In altre parole, con AerariumChain si prevede la realizzazione di un Condition Report che, nelle diverse occasioni in cui viene richiesto, consenta di disporre di un veloce monitoraggio ovunque ci si trovi grazie all’utilizzo di un unico strumento, SweetHiveriducendo al minimo i margini di errore di chi deve interagirvi.

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Arte, Beni culturali, Condition report, Cultura, Tecnologie digitali
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